La Musica è il linguaggio dell’Anima. Nella musica c’è la nostra storia su questo pianeta, ma anche ciò che ci portiamo da casa nostra, quella da dove veniamo e a cui torniamo. La musica è un mix di ciò che ci ricordiamo della multi-dimensione e quello che riusciamo a canalizzare in determinati momenti.
Può essere utile per questo suonare uno strumento anche per chi non suona, può aiutare a ricordare o a sentire.
La Musica non ha limiti e barriere, ecco perché ci si affanna ad identificarla e ad etichettarla, per togliergli quel potere di essere inafferrabile, libera e potente, il provenire dalle altre dimensioni.
Quando è sorta nel contemporaneo una musica nuova, è stata quasi sempre inglobata in una dimensione di business per toglierle il potenziale rivoluzionario: è successo con il rock, la canzone d’autore, il punk, la new-wave, la world music e persino con la contemporanea.
Tuttavia c’è una parte di noi che ancora vibra con alcune note o un suono armonico, persino con qualcosa di dissonante o disturbante.
La mente incasella e divide; gli esperti e i critici ignorano spesso l’andare oltre gli steccati che sono il loro pane; il mainstream plasma i bisogni di poter attingere alla musica e di poterla suonare e così ci si ritrova sfibrati e senza connessioni, solo spettatori passivi e paganti di una funzione codificata, come una messa in latino nel cuore dell’Africa.
I musicisti sono creature provenienti dallo spazio che spesso dimenticano la loro missione e si perdono tra le lusinghe del pianeta e dei suoi dominanti. I puri possono perdersi dietro al desiderio di ricordare la Musica dell’altra dimensione per poterla suonare qui, ma non riuscendoci totalmente (sarebbe come ricordare tutte le nostre vite passate) anelano all’annullamento (il silenzio?) e spesso lo raggiungono.
I musicisti sono Angeli, fanno da ponte e da messaggeri, a volte ti confortano e altre ti salvano la Vita, ti fanno sentire la magia del Tutto, l’assenza di separazione. Anche loro vanno via, tornano a Casa (spesso presto) e la loro Musica rimane sempre nell’etere. Per questo, ogni musicista va omaggiato e salutato, soprattutto se è stato poco
compreso o ascoltato.
Ognuno aggiunge un tassello di questo puzzle terreno che mira un giorno a riunirsi: da solo può non essere compreso, nell’insieme è imprescindibile.
I musicisti sono matematici, sono dei logici con l'acqua alla gola
e anche inquilini di quell'universo sfitto, che non potrebbe abitare la parola. Sono i profeti del mistero del silenzio, i tiratori scelti della fantasia, credono solo nel reticolo sensibile,
in cui la violenza incrocia la malinconia.
Sono i cantori muti di metropoli, carta vetrata scivolata nella gola, oppure sono nati contadini e allora cantano per un'estate sola. Caduti al mondo come da una cometa, consumatori di mancanza di memoria, non riempiranno mai i tuoi libri di storia, come i girovaghi non riempiono una meta.
I musicisti stanno tra parentesi, sono i due punti tra la musica e la vita, appesi al cielo da troppa forza centrifuga, toccano spesso anche la terra con le dita. Fanno i funamboli sopra una corda tesa, tra un soffio e l'altro di un cuore mai maturo, sul marciapiede frequentato dal rumore, sono la variabile presente del futuro.
I musicisti vivono sui treni, per timidezza e perché è terra di nessuno, non si può dire che non amino la notte o che non sappiano resistere al digiuno. La loro anima ha dei colpi di vertigine, tra la paura, la dolcezza e l'incoscienza, muoiono forse per un colpo di triangolo, mai di dolore e nemmeno di coerenza.
I musicisti sono dei falsari, nessuna anagrafe li ha ancora registrati, sono dei malviventi senza un'anima gemella, non sono un esercito e nemmeno disarmati, come ingegneri di una macchina invisibile, che è impossibile azionare con la mano, come le pulci acrobatiche di un circo, retto dall'anima algebrica di un nano.
Contrabbandieri di sospiri e aria compressa, sotto le regole innocenti degli accordi, per ritrovarsi poi continuamente in perdita, di fronte all'ordine enigmatico dei sordi, agenti segreti stipendiati dall'ignoto, secondo alcuni, discendenti da una spia, perdono il tempo solo per lasciarlo vuoto e per non diventare una categoria.
(Claudio Lolli - "I Musicisti" dall'lp"Extranei" 1980)
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